The Vryll Society (UK)

The Vryll Society

“Deep Blue Skies / Beautiful Faces” (7″, Deltasonic / Flying Vinyl)

“Pangea”  (EP download, Deltasonic Records)

 

cover1Magnetismo animale che incontra flessuosi artefatti luminescenti. Liverpool esprime docili polarizzazioni adorabili, segreti psicotici piegati da seduttiva elettricità. Suoni neo-cosmici e incorporee rumorosità che confluiscono tra le curve del Mersey, ammaliando liquide sensazioni euforiche.

The Vryll Society guida le mimiche di dendriti felpati, l’esordio su singolo regala episodi di autentica lettura psych e indie. Due brani che accendono stroboscopìe moderne con velluti caustici che insinuano vibes-funk introspettivi, come ‘Deep Blue Skies’, per evolvere in modulazioni space-glam nella trascinante Vryll6‘Beautiful Faces’.

Il seguente EP, “Pangea”, dilata il concetto di band con identità e direzione ben strutturata. L’impalpabile voce di Mike Ellis seduce effetti racchiusi da Stone Roses e vaporosi rilassamenti misurati. Traendo ispirazione da “tutta la terra” e dalla proto-fantascienza di Bulwer-Litton, esplorano limitazioni candydeliche alterando inconsci da uomini delle stelle rifugiati sotto terra, episodi con cool-groove degni di silenziose sovversioni bowiane. ‘Coshh’ elude all’improvviso le tentacolari ritmiche rivendicate da Can o Neu, esprime il potenziale rarefatto dell’ onda nervosa di Temples, Watchmakers, Serpent Power, Vryll7Sankofa.

Pungenti stille di dudes britannici. Come una cascata di serotonina le chitarre srotolano tenui fuzz ed echi per raggiungere il sofisticato easy-Funkadelic-listening di ‘Air’. Dono mellifluo tra zuccherosi effetti che accentuano le vette del piacere svenevole. ‘Metropolis’ sembra la nuova Five Years quando converge in riverberi e vibrati per sfiorare le misture dei Verve, sfilando una struggente ansia otherwordly. La carezza astronomica incastonata in ‘The Egg’ colora graziose intensità di celesti ere floydiane, riassume aureole utopiche, untitledindossa un pareo trasparente fissato in fluidi semidivini. Il melodioso scheletro chitarristico ritrae episodi intensi, gioia romantica rallentata e dondolante. Nuovi granelli di fantastiche emissioni, gemme proclive a proiettare i costituenti ultimi della materia e della radiazione. Su futuribili silver screen aeriformi o in subterranean display space.

Sandro Priarone