Vinnum Sabbathi (MEX), Bar De Monjas (MEX), Shooting Guns (CDN), Hawkeyes (CDN)

Vinnum Sabbathi / Bar De Monjas

“Fuzzonaut Split”   (Self-released)

 

Shooting Guns / Hawkeyes

“Brothers Of The Nod” (Helmet Lady Records)

 

testa

Major Tom’s body found? Dopo 46 anni ritrovato da astronavi aliene il corpo del Maggiore Tom fuoriuscito dal sistema solare? Chi ha creduto fosse in nevrastenia e “..a junkie, strung out in heaven’s high, hitting an all-time low..”? La risposta potrebbe essere precisa se osserviamo con interesse la matrice grafica delle cover-art di questi due fulminanti split.

Andiamo con ordine. Fuzzonaut propone la miscela impressionante di due band vinnum sabbathimessicane dallo stile dissimile in estri ed influenze. Vinnum Sabbathi realizza la stessa potenza del Saturn V e scaglia nella stratosfera un’infuocata massa di idrogeno e ossigeno liquido incendiato dai razzi. Un rumore sordo, continuo e vibrante condotto da una devastazione fuzz stritolata assieme a tamburi imponenti, con estratti vocali campionati dalla Nasa nelle missioni Apollo. Una forma schiacciata e compressa dentro la capsula, in attesa di solcare i misteri del cielo.Hex I: The Mastery Of Space e Hex II: Foundation Pioneers, inframmezzati da Intermission (Fluctuations), pausa mentale tra l’inconsistenza siderale, lanciano l’apocalisse nella tempesta di plasma e gas ionizzati sino a fendere l’ignoto con i pedali basso fuzz fracassati e disciolti. Un viaggio di distorsioni intermodulate da overdrive extraterreni che atterrano non appena i Bar De Monjas attaccano Hot Rail, contornando gli estremi in una dura bar de monjasconnessione heavy stoner. Come a ritrovarsi di colpo in un mexican bar per camionisti. The Ripper potrebbe trasformarsi in overture al Titty Twister mentre Santanico Pandemonium viene trafitta da un manico di chitarra ancor prima di mutarsi in vampiro. Blues arrogante nella title-track e il morboso-tenace muro di garage- riff vive un tracotante emblema hard, atomizzato fra disadorne e incendiate visioni fiammeggianti. Peccato per i sussurri su un possibile scioglimento della band.

Ritrovarsi ad ascoltare queste favolose tracce, mixate da un grande Miguel Fraino, su una costruzione Azteca del Messico e pensare che possa esistere, sepolta dai ghiacci, una piramide gemella in Canada, è un attimo. Accarezzare sogni di miti e piattaforme d’attracco spaziali diventa una colonna sonora tutta strumentale che attanaglia la gola e sfida il freddo con colaticci arroventati. Brothers Of The Nod inaugura il rientro nell’etere con Mega Volcano degli shooting gunsShooting Guns, psych druid of doom, con un proto-punk degluttito e vomitato da Stooges, Loop, Spacemen 3 grazie a latrati di chitarra, sollecitazione pazzesca e punto di sfibramento assordante. Le fiamme divorano Halls Of Grief corrodendo lamine contorte, il fulcro impatta un’asteroide fuori orbita nei suoi dissonanti ermetismi, riuscendo a spaccare il fuzz-groove con frequenze deflagranti. Totalmente smerigliate le onde cluster-armoniche Sabbatesque in Heavy Dissent, anidride carbonica bilanciata in vetriolo avvelena il respiro e le grida elettriche disorientano il soundscape fino a annerirlo definitivamente.
Da Saskatoon all’Ontario e inizia la b-side con gli Hawkeyes, heavy psych-space-doom band, viaggiatori di rotte perdute ai confini dei nuclei Quasar. Hotter Than Ten Hundred Suns sintonizza echi persi alle porte di Plutone, Hawkeyessinfonie scosse in ritmi disgregati, tastiere interstellari guidate da potenti ammassi sonori. The Charred Skull Of McLean Stevenson dondola una progressione annichilita nell’ electro-background musicale fino ad assorbire all’orizzonte le indicazioni degli Hawkwind. Calma ed inquietudine vengono bruciate da scalfiture di chitarre droning dopo il parallelepipedo creato da Orange Monkey (Hotter Reprise), la pazzia elabora territori manipolati da remote psichedelie.
Proprio le retroattive metamorfosi si trasformano in disegni espressivi e molto simili nell’approccio visivo. Due artisti come Mike Sandoval (Fuzzonaut Split) e Branko Vranic (Brothers Of The Nod) hanno illustrato la morte cosmica all’interno di una tuta spaziale, un teschio alla deriva inglobato in un involucro vitale che ha perso ogni sua funzione. Un segnale premonitore, una dichiarazione di resa per un futuro appeso a un filo. Credo che il Maggiore Tom sarà orgoglioso, lassù, dei suoi figli ribelli e delle loro manifestazioni più spigolose, tributando un’ode all’alienazione accentuata, ai temi di anni in cui nulla è diventato quello che poteva essere. “I’m floating in a most peculiar way”, pur sempre smarrito nella depressione e nei timbri gloriosi di questi nuovi album.

Sandro Priarone